TITO E FILEMONE – Commento pratico alle lettere di Paolo

10.00

Essere chiesa in realtà diverse! Samuele Negri, pag. 152

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Descrizione

“Infatti la grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata, e ci insegna a rinunciare all’empietà…” (Tito 2:11-12)
“Dio ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia…” (Tito 3:5)
“Ti scrivo fiducioso nella tua ubbidienza, sapendo che farai anche più di quel che ti chiedo”. (Filemone 1:21)

Le lettere a Tito e Filemone sono fra le più brevi scritte dall’apostolo Paolo. Eppure non per questo il loro contenuto si presenta meno importante degli scritti precedenti. Anzi, si può affermare che con queste due lettere l’apostolo completa e propone ulteriormente le istruzioni già date nelle lettere a Timoteo.

Tito è istruito in modo specifico perché si sappia come agire in campo missionario quando l’Evangelo è predicato in località nuove come a Creta, distanti da ambienti che hanno invece dimestichezza con la religione rivelata.

La lettera a Filemone, invece, ci presenta un’altra situazione, cioè quella di un gruppo famigliare molto caro all’apostolo Paolo, cui è insegnato come usare le circostanze avverse della vita per dare inizio a una chiesa-famiglia. Questo permette all’apostolo Paolo di offrirci un chiaro esempio dell’utilità di consigli pratici, promossi dall’amore di Dio, verso chi ha sbagliato nella vita, in questo caso Onesimo, ma che ugualmente è stato afferrato dalla grazia di Dio!

Essere chiesa in realtà diverse! 
Samuele Negri, pag. 152

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